Il cardinale Scola ha incontrato gli studenti e i docenti dell’Università Liuc- Cattaneo di Castellanza. Ai ragazzi, che gremivano l’Aula Magna e gli hanno posto molte domande, ha raccomandato di essere non il futuro, ma il presente giocandosi in prima persona nell’oggi del mondo e del Paese.
Per il suo quinto incontro con la realtà universitaria, che si svolge in un’affollata Aula Magna della Luic, l’Università Cattaneo di Castellanza, il cardinale Scola dialoga con gli studenti spiegando subito quanto gli sia caro il mondo accademico che, come docente e rettore, ha sperimentato per molti anni. D’altra parte, il titolo dell’evento, “La crescita della persona nel cammino universitario: per un nuovo umanesimo”, pare la sintesi migliore dell’intero serrato dialogo, molto diretto e non formale, che si sviluppa con la passione che l’Arcivescovo, per primo, immette nelle risposte alle domande dei ragazzi. Ed è, allora, un dialogo di incontro, «dialogo di qualità e di fecondazione reciproca», come chiede appunto il Cardinale, indicando la questione centrale del senso: dialogo di relazione proficua.
«La via dell’incontro è la strada giusta per una rigenerazione del nostro Paese e dell’Europa da edificare con un io unificato e l’Università è il luogo privilegiato per coltivare questa cultura», aggiunge Scola sottolineando l’importanza di un Ateneo come la Liuc, con uncollege di 420 posti e una presenza a “misura umana” nei suoi numeri: duemila studenti di cui un. 40%. impegnati in programmi di studio internazionali.
Il rettore Valter Lazzari e l’assistente ecclesiastico don Michele Aramini, richiamano il ruolo dell’istituzione accademica dove «si compie la costruzione della persona. Chi vive in mezzo ai giovani sa che sotto la superficie, a volte scoraggiante, esiste un nucleo incandescente di cose semplici, ma decisive, come la ricerca di bellezza e di spiritualità, che devono interrogare l'Università», evidenzia don Aramini.
Quasi una risposta immediata la riflessione del Cardinale dopo aver ascoltato le prime domande che chiedono appunto come interpretare l'Università quale luogo di crescita armonica dell’individuo e delle generazioni future. «Paradossalmente il problema attuale è che l’uomo “manca” spesso la realtà, non la raggiunge, mentre il reale gli si propone continuamente con testardaggine. Le Università sono nate dalla Chiesa e nella Chiesa, come scuole Cattedrali, e ancora oggi la Chiesa ha suoi Atenei, migliaia nel mondo, essendo in se stessa un soggetto educativo. Von Balthasar diceva che la verità comincia solo con la frequentazione di essa, e dunque l’Università è una dimora che deve sfuggire a uno degli errori più gravi della modernità: l’'esclusione del soggetto dal sapere. Al contrario, nel cuore di ogni uomo, studente e docente c’è sempre la passione per l’incontro in cui i saperi, senza equivoci, si comunicano in maniera più diretta e intensa. Il rapporto tra docente e studente è sempre un incontro di libertà e si gioca a tale livello e, quindi, non è possibile eliminare il soggetto».
Insomma, l’Università deve essere la dimora che permette al soggetto di crescere nelle sue dimensioni fondanti e di dare, così, il proprio contributo all’edificazione della vita buona. «Per questo, è importante giocarsi in prima persona e interamente nel periodo della vita universitaria».
Il riferimento è a un’Università che sia davvero “communitas studentium et docentium", dove ci si chiede se sia possibile vivere compiutamente i valori, «specie in una società che ci impone una continua competizione», come dice una studentessa.
«Il rischio da superare è relegare dimensioni costitutive della vita, come gli affetti, all’angolo del quotisiano. Solo un soggetto che non si nasconde dietro i saperi in modo sterile riesce a vivere l’integrazione della persona e, da questo punto di vista, il rapporto docente e studente è fondamentale. La grande sfida - nota l'Arcivescovo - è l’io in relazione che realizza il rapporto se-altri attraverso le dimensioni o meglio i valori costitutivi».
A dire che essere consapevoli di tale aspetto e tradurlo in concreto significa mutare il nostro rapporto di base con le persone e le cose, con il denaro e nella coppia, sul lavoro e nel modo di intendere il riposo, la convivenza, la costruzione della società in una democrazia compiuta.
Poi, un altro giro di domande, con Eleonora che si interroga sugli scambi internazionali in un mondo globalizzato; Andrea che torna sul rapporto tra economia e finanza e sull' “onesta ricerca della ricchezza e del benessere”; con Massimo che pone il quesito sul suo futuro e quello dei coetanei.
«Il paradosso del tempo universitario, che è certamente privilegiato - e non torna più cari ragazzi- , è che si qualifica anche come tempo di passaggio nel quale solo l’unità dell’io permette quella autentica esperienza di comunità che è la forma naturale di innesto nella società».
Centrale, in questo orizzonte armonico, sono i corpi intermedi (non caso la Liuc nasce da uno di essi, costituito dagli imprenditori e industriali della zona, come libera iniziativa). «È l’unità dell’io che attraverso i corpi intermedi alimenta e fa vivere la società. Guardatevi da chi sminuisce il valore della società civile».
Stare nella fase di passaggio che formerà la vita intera, ponendosi un criterio esistenziale capace di senso, che significa significato e direzione, nella ricerca della verità, è l’auspicio finale del Cardinale, ma soprattutto la consegna ai ragazzi Liuc che, per la grande maggioranza, studiano economia e sono simbolicamente tutti rappresentati da quel desiderio di onestà appunto economica che l’Arcivescovo sottolinea più volte, in riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa e al magistero di Benedetto XVI nella Caritas in Veritate e nel suo «poco compreso concetto di gratuità, che non significa gratis».
«Non siete il futuro, siete il presente: giocatevi qui e ora in un mondo in mutazione vorticosa, che sta vedendo una spirale di violenza che è destinata a crescere e metterà alla prova anche la nostra quiete europea, vissuta con un narcisismo carico di gaiezza irrazionale», scandisce Scola in relazione alla formazione internazionale degli studenti, definita ormai necessaria.
«Ognuno di noi di voi in relazione con sé e con gli altri, la società civile, il popolo che siamo, può far superare i drammi che stiamo vivendo. Lavorate perché la finanza non sia un moloch, un fatto di natura immutabile e incomprensibile ai più. Impegnatevi a capire il mondo, a convivere con altre culture ad “allargare le ragioni dell’economia”», a cercare l’onestà anche nel profitto. Magari, sembra, infine, suggerire il Cardinale, giocando la “propria faccia” con quel sorriso aperto e fiducioso nel domani che spende sempre negli occhi dei giovani.
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