Il lavoro di Liana Marabini racconta sì di come Pio XII salvò molti ebrei, ma non fa un buon servizio alla verità, perché è polemico con il mondo ebraico e contiene un attacco a papa Francesco.
Racconta la verità storica e cioè che Pio XII salvò gli ebrei dai nazisti nei conventi di Roma. Eppure il film di Liana Marabini “Sfumature di verità” non è un buon servizio a tale verità. Polemico nei confronti di quella parte del mondo ebraico che ancora stenta a credere, per la scelta della locandina, dove campeggia un Pio XII che sulla veste candida accanto alla croce pettorale ha cucito una stella di Davide. E polemico nei confronti di tutti coloro che nella Chiesa, secondo la tesi della regista, hanno osteggiato prima la ricerca della verità storica e poi l’avanzamento, per ignavia e per codardia, della causa di beatificazione di Pacelli.
La trama è molto semplice. C’è un giornalista americano convinto delle colpe di Pacelli che comincia un’inchiesta e scopre un’altra verità, compreso il fatto che i suoi genitori, quando erano entrambi bambini furono tra coloro salvati da Pacelli. La ricerca è complicata e insieme favorita da eventi imprevisti. Vi sono personaggi reali con nome e cognome e personaggi inventati. Viene citato Benedetto XVI che approvò le virtù eroiche di Pacelli e subito dopoc’è un pesante attacco a Bergoglio, senza citarlo, poiché si insinua nella mente dello spettatore che lui abbia scartato Pio XII dall’elevazione all’onore degli altari.
Vi sono scene che nulla hanno a che fare con la storia di Pacelli e che hanno il sapore di un attacco gratuito e pesante alla Chiesa di Francesco, pronto a rivedere la dottrina del celibato dei preti e non abbastanza vigilante sulla forma dell’ars celebrandi. La scena in questione è quella della fine di una messa dove il sacerdote dà la comunione in bocca e non sulla mano ai fedeli che si inginocchiano davanti a lui con relativo commento di una giovane coppia sulla magnificenza di questo tipo di liturgia.
Eppure si tratta di una produzione robusta con attori di primo piano da Giancarlo Giannini a Christopher Lambert a Primo Gironi a Gedeon Burkhard, che in tivù ha fatto il Commissario Rex. Una parte è affidata anche alla principessa Maria Pia Ruspoli, consorte del principe Sforza, il maggior esponente della Nobiltà nera romana.
L’idea che scorre sullo schermo è quella di una Chiesa cattolica attaccata dai nemici e dal diavolo, che solo con la beatificazione di Pio XII potrà risollevarsi dal baratro verso cui molti degli stessi uomini di Chiesa la stanno conducendo. Un film che fa male anche a Papa Pacelli, alla sua causa di beatificazione in corso e al dialogo con l’ebraismo, al quale Bergoglio ha dato uno slancio nuovo e inedito, portando con sé nel viaggio in Israele il suo amico rabbino Skorka di Buenos Aires.
Infine è un film che dimentica tutto il lavoro storiografico, serio e approfondito, di molti studiosi cattolici ed ebrei sui salvati nei conventi, per citare il titolo di uno studio del professor Andrea Riccardi.
La trama è molto semplice. C’è un giornalista americano convinto delle colpe di Pacelli che comincia un’inchiesta e scopre un’altra verità, compreso il fatto che i suoi genitori, quando erano entrambi bambini furono tra coloro salvati da Pacelli. La ricerca è complicata e insieme favorita da eventi imprevisti. Vi sono personaggi reali con nome e cognome e personaggi inventati. Viene citato Benedetto XVI che approvò le virtù eroiche di Pacelli e subito dopoc’è un pesante attacco a Bergoglio, senza citarlo, poiché si insinua nella mente dello spettatore che lui abbia scartato Pio XII dall’elevazione all’onore degli altari.
Vi sono scene che nulla hanno a che fare con la storia di Pacelli e che hanno il sapore di un attacco gratuito e pesante alla Chiesa di Francesco, pronto a rivedere la dottrina del celibato dei preti e non abbastanza vigilante sulla forma dell’ars celebrandi. La scena in questione è quella della fine di una messa dove il sacerdote dà la comunione in bocca e non sulla mano ai fedeli che si inginocchiano davanti a lui con relativo commento di una giovane coppia sulla magnificenza di questo tipo di liturgia.
Eppure si tratta di una produzione robusta con attori di primo piano da Giancarlo Giannini a Christopher Lambert a Primo Gironi a Gedeon Burkhard, che in tivù ha fatto il Commissario Rex. Una parte è affidata anche alla principessa Maria Pia Ruspoli, consorte del principe Sforza, il maggior esponente della Nobiltà nera romana.
L’idea che scorre sullo schermo è quella di una Chiesa cattolica attaccata dai nemici e dal diavolo, che solo con la beatificazione di Pio XII potrà risollevarsi dal baratro verso cui molti degli stessi uomini di Chiesa la stanno conducendo. Un film che fa male anche a Papa Pacelli, alla sua causa di beatificazione in corso e al dialogo con l’ebraismo, al quale Bergoglio ha dato uno slancio nuovo e inedito, portando con sé nel viaggio in Israele il suo amico rabbino Skorka di Buenos Aires.
Infine è un film che dimentica tutto il lavoro storiografico, serio e approfondito, di molti studiosi cattolici ed ebrei sui salvati nei conventi, per citare il titolo di uno studio del professor Andrea Riccardi.
L'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, ha stroncato senza mezzi termini il film di Liana Marabini Shades of Truth (Sfumature di verità) sull'aiuto dato da Pio XII alla salvezza degli ebrei durante il periodo dell'Olocausto, presentato oggi in Vaticano. «Non è certo con lavori come Shades of Truth - scrive il giornale vaticano - che si aiuta la comprensione storica dell'operato di Pio XII e della sua Chiesa nei confronti del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale». Alberto Bobbio
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