domenica 8 marzo 2015

«In piazza San Pietro mi ha parlato un padre»


In piazza San Pietro ho incontrato un padre. Il padre, quando è autenticamente padre, vuole bene ai figli. Li abbraccia, li corregge, li sgrida, li rilancia nella vita. Guarda in faccia il figlio, per ricordargli chi è. Francesco mi ha detto chi sono: uno che è stato preferito. Non perché migliore di altri, ma perché lo sguardo di Gesù si è posato su di lui – povero peccatore, segnato da limiti e difetti – e lo ha amato.
Anche a me, come ha raccontato Bergoglio, è capitato di sostare ammirato e commosso davanti alla «Vocazione di Matteo» di Caravaggio nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, e di rivivere quel momento, quando lo sguardo di Gesù, quella mano protesa verso il volto di un esattore delle tasse che probabilmente maneggiava il denaro diventandone qualche volta servitore, hanno fatto breccia nel suo cuore, rivelandosi più potenti dei suoi limiti e delle sue colpe. Matteo maneggiava soldi, io maneggio parole, che a volte sono più insidiose dei soldi.
Un padre abbraccia e corregge. Indica ciò che conta davvero. E ieri Francesco lo ha fatto nuovamente, ricordando che il carisma originario che negli anni Cinquanta aveva preso le fattezze di don Giussani non ha perso la sua freschezza e vitalità, e insieme che «il centro non è il carisma, il centro è uno solo, è Gesù». A chi vive con lo sguardo rivolto all’indietro, a chi rischia di ridurre il fondatore di Comunione e Liberazione a oggetto da museo o a un alibi per giustificare le proprie decisioni, il Papa chiede di tenere vivo il fuoco e di non adorare le ceneri.
Anche chi scrive è stato raggiunto da quel fuoco, anche chi scrive è tentato di adorare le ceneri, di ripetere slogan, di vivere sotto vuoto anziché affrontare la vita a viso aperto, con la certezza che Dio sempre ci "primerear", ci precede e ci aspetta, nelle periferie geografiche ed esistenziali del mondo e in quella prima periferia che abita nel nostro cuore.

Torno da Roma, dall’incontro con un padre che mi ha abbracciato, corretto, rilanciato e reso più certo di quello che tiene in piedi l’esistenza.Con il cuore colmo di gratitudine e il desiderio di imparare da Pietrocome si sta al mondo, con lo sguardo proteso verso tutti i fratelli uomini. Come mi aveva insegnato e come continua a insegnarmi don Gius. Giorgio Paolucci

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