La realtà, anche quella delle persone, si vede meglio dalla periferia che dal centro. Lo ribadisce Papa Francesco in un’intervista concessa al giornale di La Carcova, una “villa miseria” della periferia di Buenos Aires, in Argentina, e ripresa dalla stampa italiana. A registrarla, il gennaio scorso a Casa Santa Marta, il parroco José Maria di Paola, meglio noto come “padre Pepe”.
Letta nell’ottica dell’approssimarsi del secondo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, venerdì 13 marzo, l’intervista al giornale "La Carcova news" riprende i temi che Jorge Mario Bergoglio affronta spesso nelle omelie delle Messe a Casa Santa Marta, nelle visite alle parrocchie romane o nelle aggiunte "a braccio" alle udienze generali e agli Angelus domenicali. Ma scaturisce anche dalla quotidianità vissuta in una “villa miseria” di Buenos Aires, che il Pontefice ben conosce.
La realtà si vede meglio dalla periferia
Uno scorcio di quelle “periferie” tanto care al Papa perché - afferma nell’intervista, scaturita dalle domande di tutti gli abitanti del popoloso agglomerato - “la realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro”, riferendosi pure alla realtà “di una persona, la periferia esistenziale, o la realtà del suo pensiero”. Proprio tra i "villeros" oggi c’è paura per il diffondersi della droga. Il Papa ricorda che ci sono Paesi ormai “schiavi della droga”, “sottomessi”, e si dice preoccupato per il “trionfalismo dei trafficanti”, perché pensano di aver “vinto”.
Uno scorcio di quelle “periferie” tanto care al Papa perché - afferma nell’intervista, scaturita dalle domande di tutti gli abitanti del popoloso agglomerato - “la realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro”, riferendosi pure alla realtà “di una persona, la periferia esistenziale, o la realtà del suo pensiero”. Proprio tra i "villeros" oggi c’è paura per il diffondersi della droga. Il Papa ricorda che ci sono Paesi ormai “schiavi della droga”, “sottomessi”, e si dice preoccupato per il “trionfalismo dei trafficanti”, perché pensano di aver “vinto”.
Genitori trasmettano fede ai figli
Francesco invita a trasmettere ai figli valori saldi, come “l’appartenenza a un focolare”, attraverso l’amore, l’affetto, il tempo trascorso con loro e soprattutto con la fede: “mi addolora - confessa - incontrare un bambino che non sa fare il segno della Croce. Vuol dire - aggiunge - che non gli è stata data la cosa più importante che un padre e una madre possono dargli: la fede”.
Francesco invita a trasmettere ai figli valori saldi, come “l’appartenenza a un focolare”, attraverso l’amore, l’affetto, il tempo trascorso con loro e soprattutto con la fede: “mi addolora - confessa - incontrare un bambino che non sa fare il segno della Croce. Vuol dire - aggiunge - che non gli è stata data la cosa più importante che un padre e una madre possono dargli: la fede”.
Un peccatore come gli altri
Poi ammette: “Sono un peccatore come qualunque altro”, ma a muoverlo è la certezza che “la persona è immagine di Dio”, che “la vita è nelle mani di Dio” e che il Signore “non abbandona i suoi figli”. È vero, dice, “in alcuni momenti siamo coscienti della presenza di Dio, altre volte ce ne dimentichiamo”. Ma la fede non è un sentimento, "è un regalo”, è il “rapporto con Gesù Cristo” che salva. L’invito è a portare “sempre in tasca un piccolo Vangelo. È da lì - assicura il Papa - che la fede prende il suo nutrimento”.
Poi ammette: “Sono un peccatore come qualunque altro”, ma a muoverlo è la certezza che “la persona è immagine di Dio”, che “la vita è nelle mani di Dio” e che il Signore “non abbandona i suoi figli”. È vero, dice, “in alcuni momenti siamo coscienti della presenza di Dio, altre volte ce ne dimentichiamo”. Ma la fede non è un sentimento, "è un regalo”, è il “rapporto con Gesù Cristo” che salva. L’invito è a portare “sempre in tasca un piccolo Vangelo. È da lì - assicura il Papa - che la fede prende il suo nutrimento”.
Gesti d’amore
Ma l’esortazione di Francesco è anche a compiere “opere d’amore per la gente”, ad ascoltare le persone: “Anche se non sei d’accordo con loro, sempre - sempre! - ti danno qualcosa”. Nell’era dei rapporti virtuali, poi, siamo portati a raccogliere tante informazioni, ma corriamo il rischio di creare “giovani-museo”, molto ben informati: ma cosa se ne fanno - si chiede - di tutto quello che sanno? La fecondità nella vita “vuol dire amare”, che significa avere un “contatto fisico”, stringere una mano a una persona, abbracciarla. “L’amore virtuale - precisa - non esiste”.
Ma l’esortazione di Francesco è anche a compiere “opere d’amore per la gente”, ad ascoltare le persone: “Anche se non sei d’accordo con loro, sempre - sempre! - ti danno qualcosa”. Nell’era dei rapporti virtuali, poi, siamo portati a raccogliere tante informazioni, ma corriamo il rischio di creare “giovani-museo”, molto ben informati: ma cosa se ne fanno - si chiede - di tutto quello che sanno? La fecondità nella vita “vuol dire amare”, che significa avere un “contatto fisico”, stringere una mano a una persona, abbracciarla. “L’amore virtuale - precisa - non esiste”.
In Argentina “in linea di massima” nel 2016
Quindi, un pensiero all’Argentina. “In linea di massima”, pensa di visitarla nel 2016 ma “bisogna trovare l’incastro” con altri viaggi.
Quindi, un pensiero all’Argentina. “In linea di massima”, pensa di visitarla nel 2016 ma “bisogna trovare l’incastro” con altri viaggi.
Nelle elezioni non entrino interessi finanziari
In vista delle elezioni presidenziali del prossimo ottobre, il Papa auspica che i candidati siano “indipendenti”, con campagna elettorale gratuita, “non finanziata”: perché altrimenti “entrano in gioco molti interessi che poi ti chiedono il conto”.Giada Aquilino
In vista delle elezioni presidenziali del prossimo ottobre, il Papa auspica che i candidati siano “indipendenti”, con campagna elettorale gratuita, “non finanziata”: perché altrimenti “entrano in gioco molti interessi che poi ti chiedono il conto”.Giada Aquilino
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