Ricorre questa domenica il 10.mo anniversario della morte del Servo di Dio don Luigi Giussani e il 60.mo di fondazione di “Comunione e Liberazione”. Numerose le celebrazioni per la ricorrenza: il 23 febbraio, a Milano, sarà il cardinale Angelo Scola a ricordare in una Messa il fondatore di CL, lo stesso giorno a Roma il cardinale vicario Agostino Vallini; a Buenos Aires il cardinale Mario Poli presiederà invece una celebrazione in suffragio il 26 febbraio. Per una testimonianza su come la comunità di CL vive questo anniversario,Alessandro Gisotti ha intervistato il presidente della Fraternità di “Comunione e Liberazione”, don Julián Carrón:
R. - Questo decimo anniversario lo accogliamo con una grande gratitudine che cresce con il passare degli anni, perché più andiamo avanti più ci rendiamo conto di che cosa ci ha lasciato, della sua eredità, perché la sua eredità, il suo carisma, la sua visione, il suo sguardo sul cristianesimo si comprende di più quando più uno entra e cerca di seguirlo perché non si può capire il cristianesimo senza partecipare ad esso.
D. - Nell’omelia per il funerale nel Duomo di Milano, l’allora cardinale Joseph Ratzinger, sottolineò che don Giussani aveva testimoniato che il cristianesimo “non è un sistema di dogmi, un moralismo, ma un incontro con il Signore, un avvenimento”. Questo messaggio, che è poi al cuore della testimonianza di don Giussani, come è continuato in questi anni?
R. - Noi abbiamo provato con la nostra fragilità e nei nostri limiti a vivere di questo, perché per noi non c’è altra modalità di vivere il cristianesimo se non quello che lui ci ha testimoniato e che ci ha introdotto quasi in ogni fibra dell’essere: il cristianesimo, prima di tutto, non è la riproposizione formale dell’annuncio cristiano, una serie di verità o un moralismo, ma è l’incontro con una presenza con cui la vita va giocata, perché l’unica cosa è una presenza così, una presenza affettivamente attraente – diceva lui – che può veramente guadagnare il cuore dell’uomo tutto desideroso della felicità, della pienezza, di quel senso del vivere, di quell’intensità del vivere che soltanto qualcuno presente può veramente rendere possibile. Nessuna dottrina, nessuna etica può veramente attrarre la totalità dell’uomo come l’attrae una presenza.
D. - Come è noto, con Giovanni Paolo II e anche con Benedetto XVI c’era una grande affinità, una consonanza con Don Giussani. Quali sono i punti di contatto più forti che secondo lei CL ha con Papa Francesco?
R. - Noi con Papa Francesco sentiamo una sintonia totale per la sua insistenza sull’essenziale, sul guardare Cristo, sul non trattenersi sulle cose secondarie - perché senza questo sguardo su Cristo non si capisce il resto. La fede che si comunica per attrazione e quindi questa gioia del Vangelo che occorre testimoniare, tutto questo è ciò che ci lega a Papa Francesco. Noi sentiamo questa sintonia totale, perché è proprio questa modalità del cristianesimo vissuta così, insieme al desiderio della missione di andar fuori, perché noi dall’inizio delle nostra storia siamo stati sempre negli ambienti, nelle periferie, nelle università piuttosto che nel mondo del lavoro, nelle borgate della città, rispondendo ai bisogni. Per questo sentiamo da tutti i punti di vista una grandissima sintonia con Papa Francesco che veramente ringraziamo di questo costante richiamo che per noi è il richiamo alla nostra storia.
D. - Lei ha già avuto occasione di un’udienza privata con Papa Francesco. C’è invece in programma un incontro della comunità con il Papa?
R. – Si, lui ha voluto concederci per questa ricorrenza un’udienza che celebreremo a Piazza San Pietro con lui insieme a tutto il movimento il 7 marzo. Siamo già tutti in attesa chiedendo al Signore di preparare il nostro cuore per accogliere le indicazioni che lui vorrà darci per poter continuare il nostro cammino in fedeltà e nel carisma di don Giussani.
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