L'ultima immagine di Aylan ha inorridito e fatto piangere cittadini comuni, politici e uomini delle istituzioni di tutto il mondo. Suo fratello di 5 anni, Ghalib, e la madre, sono morti nello stesso modo: durante uno dei tanti viaggi della speranza per sfuggire alla guerra.
Un pensiero che
faccia pensare attraverso di noi al mondo intero:
“Ho tre anni e mi chiamo Aylan e non ho bisogno delle vostre lacrime ipocrite.
Vi servite di me
per voi stessi.
Alzatevi,
muovetevi migliaia di bambini come me non vogliono,
come io non
volevo, arenarsi senza vita su una spiaggia.
La tragedia di
oggi, come sovente capita nella storia
Un bimbo morto
come me, fa notizia; centomila bimbi come me fanno solo una statistica.
Non è possibile
vivere in un mondo dove ora tutti si commuovono di questo bambino
e non hanno
fatto nulla per fermare quello che poteva avvenire,
quello che chiunque
diceva che sarebbe avvenuto in quella nazione in quella zona.
Sono morto
annegato assieme a mia mamma e a mio fratello e sono arrabbiato.”
Perché nessuno è
venuto a prendermi al di là del mare?
Perché nessuno è
venuto a fermare la mano assassina che ci ha fatti fuggire?
Perché nessuno
si è commosso prima?
Eppure come me
muoiono ogni giorno.
Perché loro no e
io si, sbattuti in prima pagina...
Loro no e io si faccio piangere i potenti...?
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