mercoledì 9 settembre 2015

Aprirsi a Cristo per creare una cultura della fede

Pontificale_Santa Maria Nascente
Nel Pontificale presieduto in Duomo per la festa di Santa Maria Nascente il cardinale Scola ha presentato la Lettera pastorale che guiderà il cammino della Diocesi anche nel contesto dei prossimi eventi promossi dalla Chiesa universale e italiana


Il desiderio e la scelta di superare quel misto di «scetticismo e speranza» che caratterizza ogni nuovo inizio, per andare oltre un’inconfessata e sorda insicurezza e il fin troppo diffuso peccato di debolezza e fragilità. E fare questo perché convinti di potere e volere ritrovare, nel proprio cuore profondo, il pensiero di Cristo aprendosi a esso in ogni momento della vita quotidiana e creando così un’autentica cultura della fede.
In Duomo, col solenne Pontificale presieduto dal cardinale Scola come tradizione nella festa della Natività di Santa Maria Nascente, ha preso avvio l’anno pastorale. La Cattedrale è gremita, concelebrano il cardinale Tettamanzi, tutti i Vescovi ausiliari (cui si aggiungono, tra gli altri, l’Arcivescovo di Gorizia, il milanese monsignor Carlo Redaelli, e monsignor Emilio Patriarca), il Consiglio Episcopale Milanese, il Capitolo della Cattedrale, e oltre duecento sacerdoti. Nel Pontificale si svolge anche il Rito di ammissione dei Candidati al Diaconato e al Presbiterato di sedici giovani della nostra Diocesi e di uno proveniente dal Centrafrica e dei sette Candidati al Diaconato permanente. E così la “ripartenza” è il momento e modo attraverso cui l’Arcivescovo delinea il senso complessivo della Lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo, resa pubblica oggi e che guiderà la nostra Chiesa per il biennio 2015-2017.
«Occorre sconfiggere la tentazione dell’insicurezza che può diventare scetticismo e produrre l’oblìo del “per Chi?”. L’Anno Santo della Misericordia illumina il cammino pastorale indicato dalla Chiesa ambrosiana per i prossimi due anni: educarsi al pensiero di Cristo, avere i suoi stessi sentimenti - nota il Cardinale -. Attraverso il lavoro personale e comunitario sulla Lettera pastorale, insisto su questo soprattutto con i sacerdoti, si tratta di assumere il dono e il compito di pensare secondo Cristo, cioè di riconoscere nella persona di Gesù, immedesimandosi in Lui, il criterio per guardare, leggere e abbracciare tutta la realtà e, nello stesso tempo, il dono e il compito di pensare Lui attraverso tutte le cose della vita. Non è niente di intellettualistico, ma è qualcosa che sta nell’esperienza comune di tutti i giorni e occorre vivere “insieme”, come comunità cristiana, perché il pensiero di Cristo è, sempre e in modo indisgiungibile, un sentire con la Chiesa, in intima unione con il popolo santo di Dio, secondo il criterio della pluriformità nell’unità, vera e propria legge della communio».
Un lavoro, quello proposto dalla Lettera, che si situa nella riforma attuata in questi ultimi anni dalla Chiesa di Milano, vòlta a definire il profilo di una Chiesa “in uscita”, capace di andare incontro all’umano a 360°, perché il campo è il mondo e nulla è estraneo ai cristiani. E sono molti gli eventi che attendono questa Chiesa “aperta”, già nel prossimo trimestre: l’Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo (a cui il Cardinale parteciperà come uno dei Vescovi eletti dalla Conferenza Episcopale Italiana e ratificato dal Santo Padre); l’iniziativa dell’Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati; il prossimo Convegno ecclesiale di Firenze sul tema “In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”, il cui lavoro verrà proseguito in Diocesi attraverso l’iniziativa dei “Dialoghi di vita buona” (al via a novembre), «concepiti laicamente insieme a esponenti di altre religioni e visioni della vita - spiega l’Arcivescovo – Tenteremo di riflettere su aspetti comuni e decisivi per la vita di tutti i soggetti che abitano la società plurale. Infatti siamo in una posizione, noi uomini post-moderni, assai difficile: un’epoca, quella moderna, si è chiusa. E ora? I Dialoghi di vita buona vorranno dare, in merito, un contributo alla città e a tutte le terre ambrosiane». E, infine - ultima, ma non ultima - la visita pastorale, definita feriale che inizierà stasera stessa e di cui il Vicario generale, monsignor Delpini, legge a conclusione, il Decreto di Indizione.
Arcidiocesi di Milano

Solennità della Natività della Beata Vergine Maria
Ct 6, 9d-10; Sir 24, 18-20; Sal 86; Rm 8,3-11; Mt 1,18-23

Inizio dell’Anno Pastorale



Duomo di Milano
8 settembre 2015


Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano


1. «Ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile, mandando il proprio Figlio» (Epistola, Rm 8,3). Le parole dell’Apostolo Paolo spalancano davanti a noi l’orizzonte della speranza cristiana che ci permette di dire, con tutta verità e certezza: “È possibile ricominciare”. Alla ripresa di un nuovo Anno Pastorale, può capitare di rintracciare nel nostro cuore, più o meno consapevolmente, soprattutto a mano a mano che passano gli anni, un misto di speranza e di scetticismo. Al desiderio di riprendere la strada insieme alle comunità alle quali siamo stati inviati, si può aggiungere una sorda, magari inconfessata insicurezza che, se non riesce a fermare la nostra dedizione, qualche volta la priva di letizia. Le nostre debolezze e fragilità, i nostri peccati, sono a volte così persistenti, così noiosamente regolari, da insinuarci il dubbio che, alla fine, non potremo cambiare. Di fronte a questa tentazione – bisogna chiamarla con il suo nome! – ci ripetiamo con l’Apostolo: «Ciò che era impossibile Dio lo ha reso possibile mandando il proprio Figlio», perché lo Spirito di risurrezione abita in noi (cf. Epistola, Rm 8,10-11).

2. Noi, infatti, siamo il popolo testimone e protagonista dell’ “impossibile” compiuto da e in Gesù Cristo. Lo mostra bene l’odierna solennità della Natività della Beata Vergine Maria. In essa la Chiesa contempla l’aurora della salvezza: nella nascita di Colei che sarà Vergine e Madre del Redentore, contempliamo la caparra della grazia dell’impossibile realizzato. L’impotenza della legge è vinta perché lo Spirito genera la nostra appartenenza a Cristo (cf. Epistola, Rm 8,9).
Solo se custodiamo la certezza di quanto il Padre di misericordia  opera in noi e in mezzo a noi è ragionevole rinnovare l’impegno di dedicare la vita al servizio del Signore e della Chiesa.
Carissimi candidati al diaconato e al presbiterato, sia la vostra disponibilità ad offrire la vita a Cristo a servizio del popolo santo di Dio, sia quella della Chiesa ad accogliere, nella persona dell’Arcivescovo, il vostro proposito, hanno una solida ragion d’essere. «Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, [e] abita in voi» (Epistola, Rm 8,11) e darà «la vita anche ai vostri corpi mortali» (Epistola, Rm 8,11). È la prospettiva battesimale, tanto cara al nostro padre Ambrogio, del “con-morire” e del “con-risorgere” in Cristo che già segna l’esistenza terrena del cristiano.

3. Sconfiggere la tentazione dell’insicurezza che può diventare scetticismo e produrre l’oblìo del “per Chi?” operiamo, è probabilmente una delle azioni più potenti della misericordia di Dio.
Dopo l’Anno della Vita Consacrata, che ha visto impegnata la Chiesa tutta nel riconoscimento di questo dono dello Spirito alla comunità cristiana, il Santo Padre ha voluto indire un straordinario Anno Santo della Misericordia perché tutti «abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato» (Misericordiae vultus 2).
Lungo quest’anno vogliamo vivere questo mistero centrale della nostra fede attraverso gesti di pellegrinaggio e riconciliazione, anche sacramentale, e attraverso la pratica delle opere di misericordia corporali e spirituali. Già da oggi sono disponibili le prime indicazioni per vivere bene in Diocesi questo tempo straordinario di perdono e perciò di gioia.

4. L’Anno Santo della Misericordia illumina il cammino pastorale indicato dalla Chiesa ambrosiana per i prossimi due anni: educarsi al pensiero di Cristo. Attraverso il lavoro personale e comunitario sulla Lettera pastorale, si tratta di assumere il dono e il compito di pensare secondo Cristo, cioè di riconoscere nella persona di Gesù il criterio per guardare, leggere e abbracciare tutta la realtà e, nello stesso tempo, il dono e il compito di pensare Lui attraverso tutte le cose. E questo “insieme”, come comunità cristiana, perché il pensiero di Cristo è, sempre e in modo indisgiungibile, un sentire con la Chiesa, in intima unione con il popolo santo di Dio, secondo il criterio della pluriformità nell’unità, vera e propria legge della communio.
Il lavoro proposto dalla Lettera pastorale costituisce un ulteriore passo nel percorso di riforma – il termine se ben inteso non è eccessivo – che la nostra Chiesa ha avviato da qualche decennio. Cito solo il peso dato alla Parola di Dio, la nascita delle Comunità Pastorali, il lavoro sull’iniziazione cristiana. Affronteremo ora la questione del posto decisivo della famiglia come soggetto diretto di evangelizzazione per giungere alla formazione del clero con la proposta di “processi da avviare” e di esercizi di comunione. Passi di riforma che hanno come orizzonte proprio l’evangelizzazione, il rinnovamento della Chiesa come “Chiesa in uscita”, così come ha già mostrato l’iniziativa Evangelizzare la metropoli, che riprenderà martedì 27 ottobre con l’intervento del Patriarca dei Maroniti Card. Boutros Bechara Rai su Evangelizzare il Medio-Oriente.

5. Nel primo trimestre di quest’Anno Pastorale avranno luogo due eventi ecclesiali che segneranno in maniera speciale il nostro cammino.
In primo luogo l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo, a cui parteciperò personalmente come uno dei Vescovi eletti dalla Conferenza Episcopale Italiana e ratificato dal Santo Padre. L’iniziativa dell’Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati, che in questi giorni comincia il suo lavoro, vuol essere un aiuto offerto dalla nostra Chiesa mediante un maggior coinvolgimento diretto del Vescovo con le famiglie ferite. A proposito dell’Assemblea sinodale Ordinaria mi preme sottolineare che il compito a cui il Santo Padre chiama la famiglia cristiana è, anzitutto, quello della testimonianza personale e comunitaria del bell’amore, con cui la Lettura di oggi (Lettura, Sir 24,18) esalta la nascita della Vergine nella 
prospettiva della Santa Famiglia, vera e propria «scuola del Vangelo» come ebbe a dire il Beato Paolo VI a Nazaret nel 1964.
Nella preghiera sui doni tra poco reciteremo: «Ci soccorra, o Dio, l’umanità del tuo Unigenito». Il prossimo Convegno Ecclesiale di Firenze sul tema In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo, che da noi è stato preparato anche dal Discorso di Sant’Ambrogio – Un nuovo umanesimo per Milano e le terre ambrosiane – aiuterà le Chiese in Italia a riflettere sull’umanità del Figlio di Dio come proposta di forme di umanesimo incarnate nella storia, mai definitive eppure tese ad intercettare le domande dei nostri contemporanei ed a contribuire all’edificazione della buona vita civile. La nostra Chiesa proseguirà il lavoro proposto dal Convegno Ecclesiale di Firenze attraverso l’iniziativa dei Dialoghi di vita buona. Concepiti laicamente insieme ad esponenti di altre religioni e cosmovisioni tenteranno di riflettere su aspetti comuni e decisivi per la vita di tutti i soggetti che abitano la società plurale. Infatti un’epoca, quella moderna, si è chiusa. Ed ora?

6. Con il Consiglio episcopale milanese, e dopo averne discusso nell’intensa assemblea partecipata da tutti i decani, ho deciso di indire nella data di oggi una Visita pastorale che durerà fino al 31 maggio 2017. Fra poco verrà reso pubblico il decreto di indizione. Insieme, Arcivescovo, Vicari di Zona, decani, sacerdoti, religiosi e fedeli laici, attraverso pochi gesti molto semplici – si è parlato di una Visita pastorale feriale – di verificare la ricezione delle priorità pastorali indicate in questi anni a partire dai quattro pilastri della vita della comunità cristiana primitiva. La Visita pastorale potrà essere un catalizzatore dei non pochi processi ed iniziative cui abbiamo fatto riferimento.

7. «Giuseppe, figlio di Davide, non temere…» (Vangelo, Mt 1,28). Giuseppe è stato il primo ad assecondare il miracolo dell’impossibile operato dallo Spirito. Guardiamo a lui come sicuro paradigma per lavorare all’opera di Cristo redentore.
La Santa Famiglia sostenga e protegga i cammino della nostra Chiesa. Amen. 

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