Nel Pontificale presieduto in Duomo per la festa di Santa Maria Nascente il cardinale Scola ha presentato la Lettera pastorale che guiderà il cammino della Diocesi anche nel contesto dei prossimi eventi promossi dalla Chiesa universale e italiana
Il desiderio e la scelta di superare quel misto di «scetticismo e speranza» che caratterizza ogni nuovo inizio, per andare oltre un’inconfessata e sorda insicurezza e il fin troppo diffuso peccato di debolezza e fragilità. E fare questo perché convinti di potere e volere ritrovare, nel proprio cuore profondo, il pensiero di Cristo aprendosi a esso in ogni momento della vita quotidiana e creando così un’autentica cultura della fede.
In Duomo, col solenne Pontificale presieduto dal cardinale Scola come tradizione nella festa della Natività di Santa Maria Nascente, ha preso avvio l’anno pastorale. La Cattedrale è gremita, concelebrano il cardinale Tettamanzi, tutti i Vescovi ausiliari (cui si aggiungono, tra gli altri, l’Arcivescovo di Gorizia, il milanese monsignor Carlo Redaelli, e monsignor Emilio Patriarca), il Consiglio Episcopale Milanese, il Capitolo della Cattedrale, e oltre duecento sacerdoti. Nel Pontificale si svolge anche il Rito di ammissione dei Candidati al Diaconato e al Presbiterato di sedici giovani della nostra Diocesi e di uno proveniente dal Centrafrica e dei sette Candidati al Diaconato permanente. E così la “ripartenza” è il momento e modo attraverso cui l’Arcivescovo delinea il senso complessivo della Lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo, resa pubblica oggi e che guiderà la nostra Chiesa per il biennio 2015-2017.
«Occorre sconfiggere la tentazione dell’insicurezza che può diventare scetticismo e produrre l’oblìo del “per Chi?”. L’Anno Santo della Misericordia illumina il cammino pastorale indicato dalla Chiesa ambrosiana per i prossimi due anni: educarsi al pensiero di Cristo, avere i suoi stessi sentimenti - nota il Cardinale -. Attraverso il lavoro personale e comunitario sulla Lettera pastorale, insisto su questo soprattutto con i sacerdoti, si tratta di assumere il dono e il compito di pensare secondo Cristo, cioè di riconoscere nella persona di Gesù, immedesimandosi in Lui, il criterio per guardare, leggere e abbracciare tutta la realtà e, nello stesso tempo, il dono e il compito di pensare Lui attraverso tutte le cose della vita. Non è niente di intellettualistico, ma è qualcosa che sta nell’esperienza comune di tutti i giorni e occorre vivere “insieme”, come comunità cristiana, perché il pensiero di Cristo è, sempre e in modo indisgiungibile, un sentire con la Chiesa, in intima unione con il popolo santo di Dio, secondo il criterio della pluriformità nell’unità, vera e propria legge della communio».
Un lavoro, quello proposto dalla Lettera, che si situa nella riforma attuata in questi ultimi anni dalla Chiesa di Milano, vòlta a definire il profilo di una Chiesa “in uscita”, capace di andare incontro all’umano a 360°, perché il campo è il mondo e nulla è estraneo ai cristiani. E sono molti gli eventi che attendono questa Chiesa “aperta”, già nel prossimo trimestre: l’Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo (a cui il Cardinale parteciperà come uno dei Vescovi eletti dalla Conferenza Episcopale Italiana e ratificato dal Santo Padre); l’iniziativa dell’Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati; il prossimo Convegno ecclesiale di Firenze sul tema “In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”, il cui lavoro verrà proseguito in Diocesi attraverso l’iniziativa dei “Dialoghi di vita buona” (al via a novembre), «concepiti laicamente insieme a esponenti di altre religioni e visioni della vita - spiega l’Arcivescovo – Tenteremo di riflettere su aspetti comuni e decisivi per la vita di tutti i soggetti che abitano la società plurale. Infatti siamo in una posizione, noi uomini post-moderni, assai difficile: un’epoca, quella moderna, si è chiusa. E ora? I Dialoghi di vita buona vorranno dare, in merito, un contributo alla città e a tutte le terre ambrosiane». E, infine - ultima, ma non ultima - la visita pastorale, definita feriale che inizierà stasera stessa e di cui il Vicario generale, monsignor Delpini, legge a conclusione, il Decreto di Indizione.
Arcidiocesi di
Milano
Solennità della Natività della Beata Vergine Maria
Ct 6, 9d-10; Sir 24, 18-20; Sal 86; Rm 8,3-11; Mt 1,18-23
Inizio dell’Anno
Pastorale
Duomo di Milano
8 settembre 2015
Omelia di S.E.R. Card. Angelo
Scola, Arcivescovo di Milano
1. «Ciò che era
impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso
possibile, mandando il proprio Figlio» (Epistola,
Rm 8,3). Le parole dell’Apostolo
Paolo spalancano davanti a noi l’orizzonte della speranza cristiana che ci
permette di dire, con tutta verità e certezza: “È possibile ricominciare”. Alla ripresa di un nuovo Anno Pastorale,
può capitare di rintracciare nel nostro cuore, più o meno consapevolmente, soprattutto
a mano a mano che passano gli anni, un
misto di speranza e di scetticismo. Al desiderio di riprendere la strada
insieme alle comunità alle quali siamo stati inviati, si può aggiungere una sorda,
magari inconfessata insicurezza che, se non riesce a fermare la nostra
dedizione, qualche volta la priva di letizia. Le nostre debolezze e fragilità,
i nostri peccati, sono a volte così persistenti, così noiosamente regolari, da
insinuarci il dubbio che, alla fine, non potremo cambiare. Di fronte a questa tentazione
– bisogna chiamarla con il suo nome! – ci ripetiamo con l’Apostolo: «Ciò che era impossibile Dio lo ha reso
possibile mandando il proprio Figlio», perché lo Spirito di risurrezione abita in noi (cf. Epistola, Rm 8,10-11).
2. Noi, infatti, siamo il popolo testimone e
protagonista dell’ “impossibile” compiuto da
e in Gesù Cristo. Lo mostra bene
l’odierna solennità della Natività della Beata Vergine Maria. In essa la Chiesa
contempla l’aurora della salvezza: nella nascita di Colei che sarà Vergine e
Madre del Redentore, contempliamo la caparra della grazia dell’impossibile realizzato.
L’impotenza della legge è vinta
perché lo Spirito genera la nostra appartenenza
a Cristo (cf. Epistola, Rm 8,9).
Solo se custodiamo la certezza di quanto il Padre di misericordia opera in noi e in mezzo a noi è ragionevole rinnovare
l’impegno di dedicare la vita al servizio del Signore e della Chiesa.
Carissimi candidati al diaconato e al presbiterato, sia
la vostra disponibilità ad offrire la vita a Cristo a servizio del popolo santo
di Dio, sia quella della Chiesa ad accogliere, nella persona dell’Arcivescovo, il
vostro proposito, hanno una solida ragion d’essere. «Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, [e] abita in voi» (Epistola, Rm 8,11) e darà
«la vita anche ai vostri corpi mortali»
(Epistola, Rm 8,11). È la prospettiva battesimale, tanto cara al nostro padre
Ambrogio, del “con-morire” e del “con-risorgere” in Cristo che già segna
l’esistenza terrena del cristiano.
3. Sconfiggere la tentazione dell’insicurezza che può
diventare scetticismo e produrre l’oblìo del “per Chi?” operiamo, è probabilmente
una delle azioni più potenti della misericordia di Dio.
Dopo l’Anno della Vita Consacrata, che ha visto
impegnata la Chiesa tutta nel riconoscimento di questo dono dello Spirito alla
comunità cristiana, il Santo Padre ha voluto indire un straordinario Anno Santo
della Misericordia perché tutti «abbiamo
sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia,
di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la
parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e
supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge
fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi
sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via
che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per
sempre nonostante il limite del nostro peccato» (Misericordiae vultus 2).
Lungo quest’anno vogliamo vivere questo mistero
centrale della nostra fede attraverso gesti di pellegrinaggio e
riconciliazione, anche sacramentale, e attraverso la pratica delle opere di
misericordia corporali e spirituali. Già da oggi sono disponibili le prime
indicazioni per vivere bene in Diocesi questo tempo straordinario di perdono e
perciò di gioia.
4. L’Anno Santo della Misericordia illumina il cammino
pastorale indicato dalla Chiesa ambrosiana per i prossimi due anni: educarsi al pensiero di Cristo. Attraverso
il lavoro personale e comunitario sulla Lettera
pastorale, si tratta di assumere il dono e il compito di pensare secondo Cristo, cioè di
riconoscere nella persona di Gesù il criterio per guardare, leggere e
abbracciare tutta la realtà e, nello stesso tempo, il dono e il compito di pensare Lui attraverso tutte le cose. E
questo “insieme”, come comunità cristiana, perché il pensiero di Cristo è, sempre e in modo indisgiungibile, un sentire con la Chiesa, in intima unione
con il popolo santo di Dio, secondo il criterio della pluriformità nell’unità,
vera e propria legge della communio.
Il lavoro proposto dalla Lettera pastorale costituisce un ulteriore passo nel percorso di riforma – il termine se ben inteso non è
eccessivo – che la nostra Chiesa ha avviato da qualche decennio. Cito solo il
peso dato alla Parola di Dio, la nascita delle Comunità Pastorali, il lavoro
sull’iniziazione cristiana. Affronteremo ora la questione del posto decisivo
della famiglia come soggetto diretto di evangelizzazione per giungere alla
formazione del clero con la proposta di “processi da avviare” e di esercizi di
comunione. Passi di riforma che hanno come orizzonte proprio
l’evangelizzazione, il rinnovamento della Chiesa come “Chiesa in uscita”, così
come ha già mostrato l’iniziativa Evangelizzare
la metropoli, che riprenderà martedì 27 ottobre con l’intervento del
Patriarca dei Maroniti Card. Boutros Bechara Rai su Evangelizzare il Medio-Oriente.
5. Nel primo trimestre di quest’Anno Pastorale avranno
luogo due eventi ecclesiali che segneranno in maniera speciale il nostro
cammino.
In primo luogo l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla
vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo, a cui parteciperò
personalmente come uno dei Vescovi eletti dalla Conferenza Episcopale Italiana
e ratificato dal Santo Padre. L’iniziativa dell’Ufficio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati, che in
questi giorni comincia il suo lavoro, vuol essere un aiuto offerto dalla nostra
Chiesa mediante un maggior coinvolgimento diretto del Vescovo con le famiglie
ferite. A proposito dell’Assemblea sinodale Ordinaria mi preme sottolineare che
il compito a cui il Santo Padre chiama la famiglia cristiana è, anzitutto,
quello della testimonianza personale e comunitaria del bell’amore, con cui la Lettura di oggi (Lettura, Sir 24,18) esalta
la nascita della Vergine nella
prospettiva della Santa Famiglia, vera e propria «scuola del Vangelo» come ebbe a dire il Beato Paolo VI a Nazaret nel 1964.
Nella preghiera sui doni tra poco reciteremo: «Ci soccorra, o Dio, l’umanità del tuo
Unigenito». Il prossimo Convegno Ecclesiale di Firenze sul tema In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo, che
da noi è stato preparato anche dal Discorso di Sant’Ambrogio – Un nuovo umanesimo per Milano e le terre
ambrosiane – aiuterà le Chiese in Italia a riflettere sull’umanità del
Figlio di Dio come proposta di forme di umanesimo incarnate nella storia, mai
definitive eppure tese ad intercettare le domande dei nostri contemporanei ed a
contribuire all’edificazione della buona vita civile. La nostra Chiesa
proseguirà il lavoro proposto dal Convegno Ecclesiale di Firenze attraverso
l’iniziativa dei Dialoghi di vita buona.
Concepiti
laicamente insieme ad esponenti di altre religioni e cosmovisioni tenteranno di
riflettere su aspetti comuni e decisivi per la vita di tutti i soggetti che
abitano la società plurale. Infatti un’epoca, quella moderna, si è chiusa. Ed
ora?
6. Con il Consiglio episcopale milanese, e dopo averne
discusso nell’intensa assemblea partecipata da tutti i decani, ho deciso di
indire nella data di oggi una Visita pastorale che durerà fino al 31 maggio
2017. Fra poco verrà reso pubblico il decreto di indizione. Insieme,
Arcivescovo, Vicari di Zona, decani, sacerdoti, religiosi e fedeli laici, attraverso
pochi gesti molto semplici – si è parlato di una Visita pastorale feriale – di verificare
la ricezione delle priorità pastorali indicate in questi anni a partire dai quattro pilastri della vita della
comunità cristiana primitiva. La Visita pastorale
potrà essere un catalizzatore dei non pochi processi ed iniziative cui abbiamo
fatto riferimento.
7. «Giuseppe,
figlio di Davide, non temere…» (Vangelo,
Mt 1,28). Giuseppe è stato il primo
ad assecondare il miracolo dell’impossibile operato dallo Spirito. Guardiamo a
lui come sicuro paradigma per lavorare all’opera di Cristo redentore.
La Santa Famiglia sostenga e protegga i cammino della
nostra Chiesa. Amen.
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