Preghiera, rendimento di grazie per i doni ricevuti e aiuto al prossimo che è nel bisogno. Sono le tre vie per vivere la gioia del Natale che sta arrivando. Questo in sintesi il messaggio che il Papa ha lasciato alla parrocchia romana di San Giuseppe all’Aurelio visitata domenica pomeriggio. Prima della Messa una serie di incontri con diversi gruppi della comunità con i quali il Pontefice ha condiviso anche i ricordi della sua infanzia. E’ la grande parrocchia di San Giuseppe all’Aurelio, con le realtà che segnano il quartiere popolare di Primavalle dove sorge, ad ospitare il Papa nella terza domenica di Avvento. Una presenza che significa vicinanza. Francesco infatti, come consuetudine, prima della Messa, si intrattiene con vari gruppi. Parla con i ragazzi del catechismo, di quando incontrò Gesù 70 anni fa nella Prima Comunione:
"Voi che farete la Prima Comunione, ricordate sempre, per tutta la vita, quella giornata: il primo giorno che Gesù è venuto in noi. Lui viene, si fa uno con noi, si fa nostro cibo, nostro nutrimento per darci forza. E anche non dimenticate le catechiste. Sapete che io non ho le mai dimenticate nella mia vita; e quando la suora che mi ha preparato è morta, il 17 ottobre dell’anno ’87, io sono andato lì e sono stato con la sua salma e ho pregato tanto, perché quella suora mi ha avvicinato a Gesù".
Poi la preghiera con i rappresentanti della comunità rom e delle famiglie disagiate, seguite dalla parrocchia, che incoraggia a non perdere la “speranza che”dice” è il Signore, che non delude mai”:
"Vi auguro ogni bene. Che sempre ci sia pace nelle vostre famiglie; e ci sia lavoro, ci sia gioia. La gioia di Gesù, la pace di Gesù, e così andare avanti. Non perdere la speranza nei momenti difficili, perché la speranza non delude: la dà il Signore. E il Signore presto o tardi ci aspetta sempre, sempre. E’ vicino a noi. Forse noi non lo vediamo, ma Lui è vicino e ci vuole tanto bene".
Quindi Francesco incontra gli ammalati ribadendo che sono la “forza della Chiesa”:
"La Chiesa senza i malati non andrebbe avanti. Voi siete forza nella Chiesa, voi siete vera forza. Il Signore ha voluto che vi visitasse questa malattia, ma andate avanti: andate avanti, con pazienza, anche con gioia".
Ultimo incontro del Papa è con i bimbi battezzati nell’ultimo anno, quindi la confessione di 5 fedeli. Infine, nell’omelia della Messa, interamente a braccio, Francesco si rivolge alla comunità raccolta in Chiesa, ricordando il senso profondo della gioia del Natale cristiano, anticipata in questa domenica:
"E la gioia del Natale è una gioia speciale; ma è una gioia che non è solo per il giorno di Natale, è per tutta la vita del cristiano. E’ una gioia serena, tranquilla, una gioia che sempre accompagna il cristiano. Anche nei momenti difficili, nei momenti di difficoltà, questa gioia diventa pace".
La gioia cristiana non è quella del consumismo, ma è un dono del Signore, spiega Francesco, ed è la Chiesa, con San Paolo innanzitutto, ad insegnarci da dove deriva:
"L’Apostolo san Paolo ai Tessalonicesi dice: 'Fratelli, siate sempre lieti'. E come posso essere lieto? Lui dice: 'Pregate, ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie'. La gioia cristiana la troviamo nella preghiera, viene dalla preghiera e anche dal rendere grazie a Dio: 'Grazie, Signore, per tante cose belle!'. Ma ci sono persone che non sanno ringraziare Dio: cercano sempre qualcosa per lamentarsi".
Non è del cristiano, come dimostrano i Santi, vivere lamentandosi, con “la faccia amareggiata” che dice l’assenza della pace, aggiunge Francesco:
"Mai, mai un santo o una santa ha avuto la faccia funebre, mai! I santi hanno sempre la faccia della gioia. O almeno, nelle sofferenze, la faccia della pace. La sofferenza massima, il martirio di Gesù: Lui aveva quel volto di pace e si preoccupava degli altri: della mamma, di Giovanni, del ladrone… si preoccupava degli altri".
Dunque, ribadisce il Papa più volte, la via della gioia consiste nel pregare, nel rendere grazia per i doni ricevuti a partire dalla fede e poi nel pensare a come poter portare sollievo e pace ai bisognosi, essenza stessa del cristianesimo, spiega in conclusione Francesco:
"Noi siamo cristiani. 'Cristiani' viene da 'Cristo', e 'Cristo' significa 'unto'. E noi siamo 'unti': lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione. Noi siamo unti: cristiani vuol dire 'unti'. E perché siamo unti? Per fare che cosa? 'Mi ha mandato a portare il lieto annuncio' a chi? 'Ai miseri', 'a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore' (cfr Is 61,1-2). Questa è la vocazione di Cristo e anche la vocazione dei cristiani. Andare agli altri, a quelli che hanno bisogno, sia bisogni materiali, sia spirituali… Tanta gente che soffre angoscia per problemi familiari… Portare la pace lì, portare l’unzione di Gesù, quell’olio di Gesù che fa tanto bene e consola le anime".
Gabriella Ceraso
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